Non serve essere un fine analista di questioni militari per sapere che i gruppi terroristici sono mossi da un ideale e che solo il venir meno di questo ideale rende inutile la lotta armata.
Ma cosa può far sì che l’ideale che ha mosso Hamas per così tanti anni non venga raccolto dalle nuove generazioni di Gazawi e di Cisgiordani? Ovviamente la sconfitta di Israele. O meglio, non la sconfitta militare che appare piuttosto improbabile, ma la delegittimazione della lotta di Israele per la sua sopravvivenza. Dimostrare cioè al mondo che Israele non ha spazi di Diritto nelle sue rivendicazioni di sicurezza.
In altre parole non interessa a nessuno che Israele sia stato attaccato dagli arabi fin dal giorno successivo alla sua costituzione. Non interessa a nessuno che abbia dovuto affrontare un terrorismo bestiale, fino al punto di dover piangere la morte dei suoi atleti olimpici o di doversi andare a riprendere ostaggi fino in Uganda.
Ovviamente non interessa minimamente che, a partire dagli anni ’80 l’Iran abbia cavalcato la questione Araba per organizzare la sua egemonia nel Medio Oriente Allargato, favorendo prima l’ascesa del dittatore Afiz Al Assad (padre dell’attuale leader siriano), destabilizzando il Libano e creando interi eserciti al suo servizio, realizzando quella che l’Iran stesso chiama “la cintura di fuoco intorno ad Israele” occupando militarmente buona parte dell’Iraq, della Siria, del Libano, dello Yemen e di Gaza.
Figuriamoci se può interessare qualcosa che appena un anno fa, proprio su ordine dell’Iran, Hamas abbia attaccato lo Stato Ebraico compiendo il peggiore dei pogrom possibili, quello in terra di Israele. Tutto questo non conta niente, conta solo che Israele, per garantire la sua sicurezza, nel tempo abbia dovuto andarci sempre più pesante, visto che il nemico diventava sempre più aggressivo, sempre più armato, sempre più spietato.
Allora ci si domanda, o almeno lo fanno le persone che hanno realmente a cuore la pace, cosa accadrebbe se, per assurdo, domattina Israele lasciasse Gaza, lasciasse la Giudea, la Samaria, persino le alture del Golan? L’idra dalle infinite teste, il cui orrendo corpo risiede in Iran ma che allunga i suoi colli attraverso tutti gli stati che abbiamo menzionato, chi lo fermerebbe? Chi sarebbe disposto a morire per gli israeliani? L’ONU, che ha permesso ad Hezbollah di riarmarsi per vent’anni sotto il suo naso? L’Europa, che si troverebbe a dover rendere conto di questa difesa a quegli stessi che, nelle università occidentali, inneggiavano ad Hamas? La NATO, che coagulerebbe contro di sé ogni formazione islamista al mondo per lottare contro il perfido Occidente imperialista?
E così, bastano due minuti di ragionamento logico per capire che, se la morte di Sinwar può essere utile a qualcosa, se può essere utile alla Pace, lo può fare solo se spingerà i leader politici occidentali in primis, ma anche quelli arabi che hanno partecipato al meeting con l’Unione Europea, a fare pressioni su ciò che resta di Hamas affinché deponga le armi e rilasci gli ostaggi. Netanyahu ha persino garantito un salvacondotto per i miliziani che si arrendessero. Gaza potrebbe così tornare ad essere la speranza per entrambi i popoli, quello Arabo e quello Israeliano per l’inizio di un’era di pace. Gli stati arabi potrebbero farsi garanti della sicurezza e della ricostruzione, Israele potrebbe contribuire e vigilare che gli accordi vengano rispettati.
Con la fine delle ostilità al sud, Hezbollah dovrebbe mantenere il suo impegno a finire gli attacchi contro lo Stato Ebraico ed UNIFIL potrebbe sostituirsi ad Israele nel controllo della fascia di sicurezza tra la Blue Line ed il fiume Litani. Il Libano potrebbe addirittura sfruttare l’indebolimento di Hezbollah per tornare padrone del proprio destino, Mentre l’Iran potrebbe persino salvarsi dalla rappresaglia Israeliana se non avrà boicottato questo processo.
Ma occorrerebbe agire ora! Prima che Khaled Meshal prenda il posto di Sinwar e se ne esca con i soliti proclami di guerra eterna che gli impedirebbero poi di fare marcia indietro. Prima che Israele scateni la rappresaglia sull’Idra di Teheran. Prima che gli ostaggi vengano lasciati morire, prima che l’Europa diventi il prossimo campo di battaglia.
Ma voi avete mai sentito qualcuno dei nostri rappresentanti europei anche solo accennare di chiedere, o di fare pressioni su Hamas, perché abbandoni la lotta armata? Nessuno! Evidentemente, in fondo in fondo, la classe politica occidentale a parole riconosce ad Israele il diritto di difendersi ma, nei fatti non premendo su Hamas, immaginando embarghi contro Israele, non ritirando le proprie truppe da UNIFIL, vorrebbe che l’irriducibile piccolo stato degli ebrei non uscisse vittorioso da questo scontro epocale. Dimenticando che il destino dell’Occidente si combatte sotto le mura di Gerusalemme.