sabato, Gennaio 18, 2025
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Un’ora sola ti vorrei

La scoperta di una canzone di protesta

Qualche giorno fa ero indeciso su cosa vedere in streaming per passare una tranquilla serata da divano. Scorrendo tra i vari titoli mi è capitato di osservare la locandina di “Capitano”, un film del 2023 di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino. Devo dire che ancora non lo avevo visto. Ero rimasto lontano dalla sua visione a causa delle polemiche che avevano accompagnato il film alla sua presentazione alla 80° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. Di solito quando un film suscita polemiche, evito di vederlo “a caldo” per non esserne influenzato.

Le Polemiche

Tutte le polemiche giravano intorno al fatto che il comandante Salvatore Todaro, Interpretato da Favino, era sicuramente fascista. Ciò ha quindi suscitato sdegno in alcuni ambienti della sinistra italiana e di una certa critica cinematografica di orientamento Liberal e Pacifista che ha immediatamente denunciato il film come apologetico del regime e delle sue figure rappresentative. Ovviamente l’intento del regista era esattamente opposto. Il film voleva sensibilizzare sul Diritto del Mare e sul comportamento che ogni Uomo di Mare degno di questo nome deve avere di fronte a naufraghi in difficoltà, fossero pure nemici.

La Sorpresa

Poco dopo le prime scene, quando il Comandante Todaro guida i suoi uomini sulla banchina del porto si apre una scena curiosa. Todaro ed i suoi marciano cadenzando una canzone: “Un’ora Sola ti Vorrei” che all’epoca era cantata da Fedora Minganelli. Abituati alle immagini cinematografiche di Marines americani che ritmano canzonacce sconce o dei fanti di Full Metal Jacket di Kubrick che intonano “Viva Topolin” la scelta di una canzone così romantica mi è apparsa subito curiosa.

Per dirti quello che non sai…

Così l’indomani ho cercato di capire. Come ci spiega benissimo Pasquale Scialò in “Storia della canzone Napoletana”, il brano ha una storia piuttosto articolata. È stato inciso dalla Parlophon una prima volta nel 1938 da Nuccia Natali, accompagnata dall’orchestra di Pippo Barzizza, e poi di nuovo l’anno seguente nell’interpretazione di Fedora Mingarelli, con cui divenne popolarissimo. Ma la cosa veramente curiosa è che dal regime fu guardata con sospetto e considerata addirittura una canzone “della fronda” perché molti cantavano i versi “Un’ora sola ti vorrei per dirti quello che non sai” con lo sguardo rivolto a un ritratto di Mussolini.

Il sottinteso

Il sottinteso, nemmeno tanto, stava nel fatto che, ovviamente, sotto il Regime non era possibile muovere critiche sulla corruzione e sulle inefficienze. Ed in molti, ingenuamente, ritenevano che il “Duce” non fosse neanche al corrente di ciò che accadeva sotto il suo naso. Altri, al contrario, lo accusavano di far finta di non sapere e ne criticavano l’ipocrita indifferenza. Così le parole “per dirti quello che non sai” suonavano come una sfida all’ordine costituito.

La scelta

Dunque la scelta del brano, laddove qualcuno avesse avuto ancora dubbi, stava proprio a rimarcare quella particolare condizione in cui si trovavano molti italiani, inizialmente affascinati dal fascismo, ma che ben presto si accorsero dell’inganno e che cercavano di esprimere il loro dissenso nelle forme che gli erano più congeniali. Una scelta forse troppo raffinata, di non facile comprensione per la maggior parte del pubblico, ma che avrebbe dovuto essere compresa da chi si definisce critico d’arte.

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