sabato, Gennaio 18, 2025
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Il Sudafrica fa la controfigura

Denunciando alla Corte dell'Aja la risposta bellica a Gaza

La causa all’Aja intentata dal Sudafrica contro Israele, tacciato di commettere un «genocidio» a Gaza, oltre a basarsi su accuse farneticanti dimostra il ruolo svolto dal paese africano in ambito diplomatico contro l’Occidente, su spinta dell’alleanza autocratica guidata da Cina, Russia ed Iran.

Il Sudafrica è il braccio armato dei Brics, l’anacronistica alleanza che sogna di sottrarre agli Usa il titolo di prima potenza globale in ambito economico e militare.

Nella consapevolezza che il lancio dell’accusa contro lo stato ebraico recapitato da Pechino, Teheran o Mosca non sarebbe credibile, l’utilizzo del Sudafrica funge quale strumento d’inganno volto ad illudere che la causa provenga da un presunto paese terzo, sostenitore storico della causa palestinese. Al netto del risultato del processo, dove lo stato ebraico si sta difendendo e potrà dimostrare la piena compatibilità delle azioni militari in corso a Gaza con il diritto internazionale e la legge di guerra, è necessario denunciare lo scopo propagandistico e geopolitico che la strategia dei regimi totalitari mira a raggiungere.

Rivolto all’opinione pubblica ed alle piazze occidentali ancor più che alle proprie, lo sforzo diplomatico contro Israele intende fortificare ed accrescere la quinta colonna interna alle nostre democrazie, composta da individui, élites culturali, giornalistiche e da partiti politici abituati a descrivere il mondo libero come portatore di dolore, soprusi e prevaricazione nei confronti degli altri stati.

Il Sudafrica risulta utile anche su questo aspetto: in Occidente vige un grottesco ed illogico senso di colpa nei confronti dell’Africa, nell’opinione comune impoverita a causa del colonialismo e dello storico sfruttamento da parte dei nostri paesi delle sue ricchezze naturali. Pertanto, all’opinione pubblica viene scelto di presentare il Sudafrica quale attore “eroico” pronto a denunciare ed intavolare una lotta diplomatica contro il “male assoluto” del mondo libero, ovvero lo stato ebraico.

Con l’utilizzo efficace della guerra cognitiva da parte dei regimi, nel prossimo futuro le società euro-atlantiche tenderanno a dividersi sempre maggiormente sul sostegno ad Israele e dar seguito alla propaganda antioccidentale, di cui la causa all’Aja è un tassello determinante. In particolar modo, per il risultato che spera di raggiungere al netto dell’esito del processo, ovvero lo sfaldamento delle nostre opinioni pubbliche e l’impossibilità di rispondere con unità e fermezza alle minacce rivolte nei confronti delle democrazie occidentali.

Nel mirino dell’asse del male vi sono soprattutto gli Stati Uniti, la cui egemonia richiede di essere contrastata acuendone le divisioni interne e diminuendo le possibilità di un sostegno incrollabile a Gerusalemme a lungo termine. Con la Casa Bianca impegnata a tutelare l’alleato mediorientale prediletto e mitigare il peso dell’opposizione interna al paese che tende a sostenere le istanze «pro-palestinesi» (in realtà antiebraiche e filo-Hamas), la scommessa degli stati totalitari è quella di poter sfruttare la sensibilità verso tutela di diritti umani e vite civili innocenti per rendere inefficace e non perseguibile la strategia di contrasto al loro minaccioso progetto imperiale.

Nel suo nuovo libro Joe Biden. Tutti i guai del Presidente (Ares edizioni) Stefano Graziosi descrive le difficoltà gli Usa potrebbero incontrare nei prossimi mesi anche su questo dossier a causa delle divisioni interne alla stessa amministrazione Usa, oltre che all’opinione pubblica americana. Pertanto, sarà fondamentale che nel prossimo futuro il mondo libero si dimostri capace di difendere valori e principi inamovibili in politica estera, a cominciare dal sostegno indefettibile ad Israele che necessita di essere ampliato anche sul piano diplomatico con la contrapposizione alle vergognose e scellerate accuse avanzate all’Aja dal Sudafrica per conto di Cina, Russia ed Iran.

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