mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Tavola Rotonda su Israele e Medio Oriente.

Si è tenuta ieri, a Roma, la tavola rotonda “Israel and the Middle East: New Prospects Under a Republican Administration”.

“Israel and the Middle East: New Prospects Under a Republican Administration”.

Si è tenuta ieri a Roma, presso la sede del “Circolo degli Esteri”, la tavola rotonda su Israele e Medio Oriente sotto la nuova amministrazione Repubblicana, organizzata dal Think Tank romano “Trinità dei Monti”. Ospiti prestigiosi hanno animato la serata che è stata contraddistinta da interventi interessanti e non convenzionali, sia da parte dei relatori che del pubblico presente in sala, molto attento ed informato.

Dopo la lettura dell’intervento di Niram Ferretti, giornalista e scrittore esperto del Medio Oriente, che non ha potuto essere presente, la discussione è proseguita con gli interventi degli illustri ospiti, a cominciare da Bepi Pezzulli Direttore della Ricerca di Italia Atlantica.

Bepi Pezzulli

Pezzulli fa notare come l’ipotesi dei due stati stia progressivamente perdendo di attualità proprio a causa della mancanza, storica, di una vera definizione dello stato palestinese da parte araba. Mentre l’Idea di Stato, da parte Israeliana è sempre apparsa chiara nella sua fattispecie. Per gli stessi arabi il concetto di Stato Palestinese ha assunto, dagli inizi del ‘900 ad oggi, connotati via via diversi e mai definiti.

Anche la tesi di un 7 Ottobre scoppiato per riportare il problema palestinese al centro dell’agenda internazionale e contro gli accordi di Abramo è una interpretazione che va vista alla luce dei motivi veri che hanno portato agli accordi. Motivi che risiedono nella convergenza di interessi, tra stati sunniti ed Israele, nella non proliferazione nucleare in Medio Oriente. Ipotesi chiaramente invisa all’Iran che pilota Hamas.

L’esposizione di Pezzulli si allarga poi al Ruolo della Turchia, definito “Overrated” anche se ne riconosce l’efficace politica dalla “Mani Libere” che le permette di giocare la sua partita geopolitica contemporaneamente su più tavoli. In questo la nuova amministrazione Trump non attuerà una politica isolazionista ma di Balance of power tra i vari attori mondiali e locali.

Germano Dottori

Secondo relatore della serata è stato Germano Dottori, membro del Comitato scientifico della prestigiosa rivista di geopolitica Limes. Dottori ci tiene a far notare come, secondo lui, il neoeletto presidente Trump abbia un particolare focus, quello di dedicarsi alle politiche interne e di delegare i problemi geopolitici agli alleati degli Stati Uniti. Individua il modello trumpiano in quello di un paleo conservatore alla Andrew Jackson piuttosto che in un Neocon, e quindi ritiene che la politica di Trump, nel Medio oriente sarà quella di delegare la gestione dell’area ad Israele. L’interesse di Trump, insomma, è quello di essere ricordato come il presidente che restituirà il benessere e la serenità alla middle class americana ed ai colletti blu del Midwest. Questo comporterà, per l’Europa e per tutti gli alleati americani nel mondo uno sforzo nel migliorare la propria autotutela, esattamente come Israele ha fatto negli ultimi venti anni.

Emanuel Segre Amar

Una analisi assolutamente originale ci arriva, da Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico Piemontese. Segre Amar, nato a Gerusalemme prima della fondazione dello Stato di Israele ci tiene, giustamente, a far notare come l’Idea di un Popolo Palestinese non affondi le radici nella storia ma risalga non più addietro del 1964 per un progetto geopolitico dell’URSS. Questa idea, dunque, si innesta su una realtà assolutamente differente nella quale, ancora oggi, vediamo gli abitanti arabi dei territori contesi riconoscersi maggiormente nel proprio gruppo tribale piuttosto che in una idea di stato. Da una realtà assolutamente analoga nascono gli Stati del Golfo Persico, emirati indipendenti che si riconoscono in una unità tribale che svolge il ruolo di Nazione. Segre Amar ipotizza dunque, per i palestinesi, un cambio di paradigma nei loro rapporti con Israele. Non più il confronto di due stati per cui l’unico fattore comune della parte araba è la contrapposizione religiosa, ma un confronto multilaterale tra Israele ed i vari emirati palestinesi.

Emanuele Ottolenghi

A conclusione degli interventi si è collegato tramite piattaforma online Emanuele Ottolenghi, ricercatore indipendente su terrorismo e Medio Oriente il quale si pone in controtendenza rispetto a Bepi Pezzulli e, soprattutto, a Germano Dottori. Secondo Ottolenghi l’amministrazione Trump non sarà tanto affetta da Isolazionismo quanto da un forte interventismo in tutte le aree di crisi che possano determinare instabilità globale. Proprio per avere mano libera nel risolvere i problemi interni, gli USA condurranno una guerra senza quartiere a tutti gli “elementi di disturbo” nel panorama geopolitico internazionale, prima fra tutte Hamas.

Conclusioni

Dopo un interessante giro di interventi del pubblico al quale i relatori hanno risposto in maniera approfondita, le conclusioni che si possono trarre sono abbastanza chiare. Il futuro del Medio Oriente sotto l’amministrazione Repubblicana non lascerà spazio alla variabilità ed alla incertezza. Gli Stati Uniti hanno bisogno di stabilire sicurezza e tranquillità nell’area per garantire gli scambi commerciali di loro interesse ed il predominio geostrategico.

A questo scopo favoriranno la ricerca di una soluzione eliminando le schegge impazzite. A tal fine è interessante e degna di nota l’ipotesi di intraprendere rapporti di comunicazione direttamente con i gruppi tribali palestinesi anziché con entità sovranazionali che soffrono le ingerenze di potenze straniere come Iran o Turchia. Già in questi momenti all’Interno della Striscia di gaza, i gruppi tribali stanno riassumendo il loro ruolo storico di gestione del territorio e della popolazione. Con essi, e con quelli delle popolazioni arabe di Giudea e Samaria, pian piano sarà forse possibile instaurare rapporti analoghi a quelli che l’Ishuv aveva tra la fine dell’800 ed i primi del ‘900, di collaborazione e poi di fiducia tali da realizzare quel sogno di convivenza pacifica che l’invenzione di un popolo palestinese ha, fin ora impedito.

Resterà da smantellare tutta una narrativa che ha riempito le menti, soprattutto in occidente, di studenti ed intellettuali, di una storia unitaria del popolo palestinese. Storia che non c’è mai stata. Su questa falsità storica si è imperniata prima una lotta ideologica che ha caratterizzato gli anni della guerra fredda, e poi “umanitaria”, che ha voluto identificare i palestinesi in un popolo discriminato etnicamente.

Da questo punto di vista gli emirati locali potranno rispondere alla richiesta identitaria degli arabi di Giudea, Samaria e Gaza e, contemporaneamente, questa identità darà un senso nazionale alla fondazione di Stati autonomi ed indipendenti magari, un domani, federati in una Unione sul modello degli EAU.

Alexandro Ascoli
Alexandro Ascoli
Imprenditore ed esperto di storia militare. Presidente onorario della Associazione di Ricostruzione Storica "Mos Maiorum". Studioso di Geopolitica e dei conflitti dell'evo antico e moderno del Medio Oriente.
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