mercoledì, Gennaio 15, 2025
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La vera arma segreta dei palestinesi

Perché i miliziani palestinesi erano convinti di vincere.

Il piano complessivo

Spesso ci si è chiesti quale sia stata la logica che ha spinto Hamas ad attaccare Israele il 7 ottobre. E’ stato subito evidente che la gravità, la spietatezza, la bestialità dell’attacco avrebbe obbligato Israele ad una reazione senza precedenti. Una risposta a questa domanda la si è trovata, ma è solo una ipotesi, nella necessità dell’Iran di alleggerire la pressione americana sulla Russia nell’acme della controffensiva Ucraina del 2023. L’apertura di un secondo fronte per gli USA avrebbe indebolito il sostegno all’Ucraina ed avvantaggiato la Russia in un momento critico.

La trappola di Gaza

Il rapimento di così tanti ostaggi ostaggi è sembrato subito strano. A cosa doveva servire rapire oltre 300 persone se non a scatenare una immediata reazione di recupero da parte delle IDF? In quel momento le Forze di difesa Israeliane erano parecchio sbilanciate in operazioni di soppressione dell’insorgenza in Giudea e Samaria, soprattutto intorno a Jenin e Tulkarem, e l’ipotesi è che il rapimento degli israeliani fosse principalmente un’esca per attirare le IDF dentro Gaza si è fatta subito evidente.

Hezbollah ed il fronte nord

In questo caso l’esercito di Israele si sarebbe trovato fortemente sbilanciato a sud ed avrebbe lasciato sguarnito il settore settentrionale nel quale Hezbollah aveva già pronto un piano di incursione analogo per il rapimento ed il massacro di altri israeliani. A quel punto anche Giudea e Samaria si sarebbero sollevate, la situazione per Israele sarebbe stata tragica ed ingestibile e lo Stato Ebraico si sarebbe trovato con il suo esercito bloccato ed il nemico già dentro casa.

La trappola sventata

Fortunatamente Israele non è caduto nella trappola, prima di entrare in Gaza l’IDF ha richiamato 300.000 riservisti ed impedito sia la sollevazione di Giudea e Samaria, sia un secondo attacco da Hezbollah al nord. Ma perché l’Iran era così fiducioso che il piano avrebbe funzionato? Perché Hamas ha creduto di poter resistere alla reazione Israeliana ed Hezbollah ha sottovalutato i rischi del supporto attivo all’attacco del 7 ottobre?

La compiacenza delle nazioni Unite

Nella storia delle guerre arabo-israeliane una cosa è rimasta una costante. L’intervento delle Nazioni Unite quando le cose, per gli arabi, volgevano al peggio. Tra l’altro sia il territorio di Gaza, con le strutture di UNRWA, sia quello del sud del Libano, con le basi UNIFIL erano considerate sostanzialmente intoccabili dalla cupola del terrore che, a settembre, a Beirut, aveva dato luce verde all’attacco. Cupola composta dai vertici dei Pasdaran, di Hezbollah e di Hamas.

Le infiltrazioni terroristiche nell’UNRWA

Dall’analisi dei filmati del 7 ottobre Israele aveva immediatamente identificato la presenza di numerosi dipendenti di UNRWA tra le fila dei tagliagole penetrati oltreconfine. Il massiccio lancio di razzi dalla striscia, le riprese aeree, avevano mostrato come le strutture UNRWA fossero state utilizzate come paravento per l’istallazione di strutture di lancio e di comando e controllo. il successivo ingresso delle truppe di terra ha poi dissolto ogni dubbio quando nelle scuole e negli uffici UNRWA sono stati trovati gli ingressi ai tunnel terroristici.

L’ignavia del Palazzo di Vetro

Sul fronte nord, se vogliamo, la situazione è ancora peggiore. Alla connivenza attiva di UNRWA che opera anche lì, si è aggiunta anche l’ignavia del Palazzo di Vetro. Ignavia che ha permesso ad Hezbollah di riarmarsi e strutturarsi pesantemente dentro la fascia di sicurezza tra il fiume Litani e la Blue Line mentre le forze dell’UNIFIL erano inibite, a volte anche con minacce e violenze.

Le basi Unifil

E’ notizia di pochi giorni fa che militari UNIFIL del contingente danese abbiano rilasciato una intervista nella quale spiegavano dettagliatamente le intimidazioni e le prepotenze che erano costretti a subire da Hezbollah quando intercettavano carichi di armi o venivano a conoscenza di postazioni illegali all’interno della fascia di sicurezza. Di come l’esercito libanese non riuscisse ad imporsi o venisse addirittura intimidito da Hezbollah e costretto ad obbedire agli ordini dei terroristi. Gli interrogatori svolti da IDF sui terroristi di Hezbollah catturati hanno rivelato che Hezbollah ha ripetutamente pagato i militari UNIFIL affinché lasciassero usare i punti di osservazione e permettessero ad Hezbollah di collegarsi alle telecamere di sorveglianza delle Nazioni Unite. Poi ci si domanda perché Israele abbia colpito proprio le telecamere e le torrette dove i suoi militari si trovavano ad operare.

Il ruolo delle Nazioni Unite nel piano.

Se il piano di attacco su tre fronti avesse avuto successo, ed Israele fosse stato effettivamente messo in difficoltà, l’intervento pacificatore delle Nazioni Unite sarebbe stato perfino auspicabile da Israele ed avrebbe sancito al mondo la vittoria palestinese sulla ex superpotenza del medio oriente, bloccando velocemente la situazione e costringendo Israele a sedere ad un tavolo di trattative con dei gruppi terroristici. Ovviamente una simile circostanza, con Israele sconfitto, Hamas ed Hezbollah riconosciuti non solo come interlocutori ma come controparte vincente, avrebbe sancito la fine di Israele, da quel momento stretta nel cerchio di fuoco voluto dall’Iran e con gli alleati sunniti nella necessità di chiudersi a qualsiasi collaborazione con Israele. Dopo un tale evento la Giordania sarebbe stata il successivo boccone nel piatto dell’Iran.

La disillusione

Il fatto che Israele non sia caduto nella trappola dunque è stato dovuto, in primis alla valutazione di scenario che, evidentemente era già stata immaginata dai servizi di sicurezza interni e militari. Ma ciò che ha stupito i finti ingenui globali, quelli che ancora vedono le Nazioni Unite come un attore terzo super partes ed inviolabile, è stata la freddezza con cui Israele ha gestito la caduta d’immagine conseguente all’aver agito anche contro quei siti che le Nazioni Unite non avevano protetto da infiltrazioni terroristiche e, per questo, avevano perso il loro status di inviolabilità ben prima dello scoppio della guerra. Freddezza dovuta alla ipocrisia con la quale il mondo giudica Israele e sminuisce, quando non nega, le colpe di Hamas o di Hezbollah.

Alexandro Ascoli
Alexandro Ascoli
Imprenditore ed esperto di storia militare. Presidente onorario della Associazione di Ricostruzione Storica "Mos Maiorum". Studioso di Geopolitica e dei conflitti dell'evo antico e moderno del Medio Oriente.
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