E’ già qualche giorno che gira un video terribile, angosciante. Nel buio di uno dei tunnel di Hamas si sentono urla, grida, vagiti ed una scritta di una brutalità sfacciata. “sono passati più di 9 mesi…”. Avevamo già saputo, almeno da un paio di donne sequestrate e poi liberate, che l’abuso sessuale nei confronti delle prigioniere, da parte dei miliziani, e dei civili impiegati per la loro custodia, era quasi una prassi. Ma ora nuovo orrore si aggiunge all’orrore. E’ forte il sospetto che alcune di queste donne, ancora prigioniere, siano rimaste incinte ed abbiano persino partorito.
Ancora una volta il corpo delle donne diventa campo di battaglia, forma di ritorsione primitiva contro il nemico. Pulizia etnica intesa come imposizione di una propria generazione al posto di quella del nemico, usando le sue donne come mere fattrici. Questo, al di là della retorica, il valore che Hamas dà alle donne. questi sono coloro che vorrebbero ergersi alla guida del popolo arabo palestinese e dello stato teocratico dei loro sogni.
Non si tratta di semplice durezza della guerra. Non è il triste risultato di una tattica mal calcolata, di un bombardamento avventato, di una azione caotica e sanguinosa, no. E’ una strategia barbara, di abuso contro la parte più debole di chi si considera nemico. I prigionieri. In realtà non è neanche corretto definirli tali. Non sono infatti soldati nemici catturati ma madri, mogli, figlie di ebrei, rapite dalle loro case e violentate, reiteratamente.
Viene da chiedersi se non sarebbe ora che certi movimenti femministi occidentali stigmatizzassero queste pratiche incivili, che oramai sono prassi nei confronti delle donne ebree. A tal riguardo è il caso di ricordare la vicenda dell’adolescente francese, stuprata dal fidanzatino di origini nordafricane perché ebrea. Altro caso verificatosi dopo lo scorso 7 di Ottobre. Sarebbe forse il caso di smettere di lasciar passare qualsiasi cosa perché giustificata dalla “occupazione”. Un popolo che aspira ad avere uno stato dovrebbe almeno dimostrarsi degno di meritarlo.