L’Arresto.
Il 19 Dicembre scorso, mentre era a Teheran per documentare sul suo podcast Stories la condizione femminile e il movimento Donna, Vita, Libertà, Cecilia Sala viene arrestata. La cosa appare subito strana poiché per la Sala non è la prima volta in Iran. Seppur giovane Sala ha alle spalle una notevole esperienza in teatri “caldi” ed ha, dunque, i suoi contatti e le sue guide locali e, ovviamente, non compie errori legali legati all’ingresso nei Paesi dove si reca. Il pensiero quindi corre immediatamente all’arresto, avvenuto pochi giorni prima, in Italia, dell’ingegnere Iraniano Mohammad Abedini Najafabadi oggetto di un mandato di cattura internazionale emesso dagli USA. Tutti sanno che l’Iran non è nuovo ad azioni di rappresaglia diplomatica che colpiscono cittadini stranieri sul suo territorio. E non si fa scrupoli di agire, anche violentemente, sul corpo di cittadini stranieri.
La Detenzione.
E così, infatti Cecilia Sala viene arrestata ed immediatamente portata in un carcere di massima sicurezza, quello proprio dove vengono recluse le donne che si ribellano al regime dei chierici di Teheran. I capi d’accusa sono quanto mai nebulosi. Violazione della legge islamica. Le condizioni di detenzione sono estremamente rigorose. A cecilia vengono concesse sol due coperte, una per adagiarvisi sopra e l’altra per coprirsi. Dorme in terra, costantemente con la luce accesa e sorvegliata a vista. Alla fine della sua prigionia durata 21 giorni, avrà potuto parlare con i suoi familiari solo 3 volte ed essere visitata dall’ambasciatrice Paola Amadei appena due volte.
Chi è Abedinì.
Mohammad Abedini Najafabadi è un ingegnere Iraniano con doppio passaporto. E’ infatti, anche cittadino Svizzero e nella Confederazione Elvetica ha fondato e dirige due società che si occupano di import ed export di alta tecnologia. Questo il suo ruolo alla luce del sole. Nella realtà è un incaricato del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica Iraniano che ha il compito di aggirare le sanzioni applicate da USA ed Unione Europea nei confronti dell’Iran.
Tra i prodotti con maggiori limitazioni nel commercio con l’Iran c’è proprio l’alta tecnologia che oggi definiamo “dual use”, cioè tutte quelle componenti elettroniche o elettromeccaniche che potrebbero essere utilizzate, per fare un esempio, tanto in una aspirapolvere che in un razzo. Tanto in un frigorifero che in un drone da combattimento. Ed è proprio per aver comprato e poi rivenduto ai Pasdaran della componentistica ritrovata sui resti del drone che ha ucciso tre soldati americani che è scattato il mandato di arresto. I tre militari USA erano di stanza in Iraq dove agiscono milizie proxy dell’Iran che vengono addestrate ed armate dai Pasdaran alla stessa maniera in cui, da decenni, armano ed addestrano Hezbollah libanese, Jihad Islamico Palestinese, gli Houthi in Yemen ed Hamas nella Striscia di Gaza.
Il ruolo dell’Italia nel nuovo ordine.
Fin dall’inizio l’Iran ha negato ufficialmente qualsiasi connessione tra l’arresto di Abedini e quello di Cecilia Sala ma l’ambasciatore iraniano ha sempre parlato di corrispondenze tra i due casi che, nel gergo diplomatico indica l’esatto contrario, cioè una connessione di causa ed effetto. D’altro canto stupisce che l’obbiettivo dell’Iran sia stata una persona così nota ed in vista in Italia.
Stupisce perché negli ultimi mesi l’Iran ha subito pesanti sconfitte delle sue milizie. Hamas, a Gaza, è militarmente distrutto. Hezbollah è stato reso inoffensivo da Israele e, soprattutto, ha perso il suo potere di intimidazione in Libano. Gli Houthi hanno subito durissimi colpi da USA e Gran Bretagna. Il regime di Assad in Siria, è stato abbattuto e l’Iran non ha più alcun lasciapassare tra Iraq e Libano e, in Iraq, le ultime milizie sciite temono di essere le prossime nel mirino degli USA o di Israele. Questo ha determinato un nuovo ordine nel Medio Oriente Allargato ed ha lasciato l’Iran senza punti di riferimento oltre la Russia e la Cina, totalmente insufficienti a garantire la tenuta del regime. In questo la fine del regime siriano è stata esemplificativa.
Un successo di Meloni
In questo quadro generale lo staff del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha saputo individuare i desiderata del regime iraniano. Probabilmente la necessità di poter contare su una cancelleria europea abbastanza vicina al Presidente eletto Trump da temperarne gli eccessi ma non così vicina da subirne supinamente le pretese. Abbastanza europeista da farsi sentire nell’Unione come un membro indispensabile ma non tanto insofferente da risultare un elemento disgregante.
Tutto ciò per poter contare su una sponda utile a portare avanti le istanze di riduzione delle sanzioni senza apparire né troppo collusa col regime né troppo slegata dal sentiero europeo ed europeista. Ed è in questa cornice che si inquadra il viaggio lampo della Meloni negli USA che sfrutta la breve finestra temporale tra la fine della presidenza Biden e l’inizio di quella Trump. lo scopo è poter ottenere un via libera da entrambe le amministrazioni americane senza che la richiesta di estradizione di Abedini venga ancora né respinta né accolta.
Le dimissioni di Elisabetta Belloni e i dubbi che restano.
Tutto bene dunque? Non sembrerebbe se poche ore prima che l’accordo tra Italia e Iran si concludesse la Responsabile dei Servizi Segreti, Elisabetta Belloni, si è dimessa per “motivi strettamente personali”. Cosa ci deve far pensare questo gesto inaspettato? La ex direttrice era in disaccordo sulla postura assunta dall’Italia nei confronti dell’Iran? Non era d’accordo sulle concessioni, ancora sconosciute, fatte alla Repubblica Islamica? E’ a conoscenza di qualche progetto Iraniano, magari in ambito nucleare, che potrebbe mettere a rischio la sicurezza mondiale, magari scatenando una azione preventiva di Israele? C’è qualcosa che non sappiamo riguardo le operazioni coperte che i Pasdaran stanno tenendo in Africa per conquistarsi una fetta della torta lasciata dalla Francia e che ha già attirato Cina, Russia e stati del golfo storicamente avversari dell’Iran ma fondamentali per stabilire un nuovo ordine mondiale meno ostile all’Occidente?