L’Intervento del Ministro Nordio.
Poco più di 48 ore fa grazie all’intervento diretto del Ministro della Giustizia Nordio, e senza aspettare il pronunciamento della Corte di Appello, l’Ingegnere iraniano Mohammad Abedini, arrestato su mandato di cattura internazionale emesso dagli USA, è stato rilasciato. L’ordine di scarcerazione è stato stabilito, formalmente, perché la condotta dell’Ingegnere non configura un reato penalmente perseguibile secondo le leggi italiane.
Vale la pena ricordare che Abedini è accusato, dagli Stati Uniti, di forniture di parti di apparati militari a favore dei Pasdaran. I pasdaran sono l’esercito di regime degli Ayatollah e vengono considerati organizzazione terroristica dagli americani. L’Italia non li considera tali ufficialmente sebbene l’Unione Europea li abbia inseriti nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Il Consiglio Europeo, nel suo rapporto sul terrorismo del 2022 menziona almeno un atto terroristico su suolo europeo organizzato dai Pasdaran (Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica IRGC) passato in giudicato e, per fortuna, sventato dai servizi francesi e belgi. https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/terrorism-eu-facts-figures/
Il veloce rimpatrio
A seguito del rilascio l’agente Iraniano è stato velocissimamente messo su un volo per Teheran e rimpatriato. Al momento della liberazione sembrerebbe che Abedini sia scoppiato a piangere. La notizia ufficiale della sua liberazione è stata data quando l’Ingegnere era praticamente arrivato a destinazione.
Equilibrismo tra Biden e Trump
Giorgia Meloni, il nostro Primo Ministro, è volata fino negli Stati Uniti per riuscire a gestire un complicatissimo equilibrio tra il desiderio di Biden di non vedere compromessa la sua uscita di scena e quello di Trump di non doversi smentire nelle dure affermazioni rivolte all’Iran. In questo i tempi di esecuzione erano essenziali e tutto doveva risolversi necessariamente prima del 20 Gennaio, data di insediamento dell’Amministrazione Trump. Ecco perchè il Ministro Nordio non ha potuto aspettare il pronunciamento della Corte d’Appello che, vogliamo pensare, sarebbe giunta alle stesse conclusioni, ma con un ritardo che avrebbe costretto Trump ad imbarazzanti concessioni o a scomodi dinieghi da rivolgere alla migliore alleata di cui gode in Europa.
Vantaggi e svantaggi.
Come al solito, ogni vicenda ha i suoi lati positivi e quelli negativi. Al di là del senso di giustizia tradito nei confronti di qualcuno che è al servizio di un regime autoritario, antidemocratico e bellicista. Di un governo che non si fa scrupolo di programmare e compiere attentati ovunque, resta il fatto che, ormai, la figura di Abedini è “bruciata”. L’ingegnere iraniano non sarà più in grado di svolgere il suo lavoro per l’Iran nelle stesse modalità e con la stessa efficienza di prima, tale è stata l’esposizione mediatica a cui è stato sottoposto e che, certamente, non è mai gradita in certi ambienti.
Inoltre ciò che è rimasto in Italia è molto più importante di ciò che è partito per Teheran. Infatti, al momento dell’arresto, Abedini aveva con sé un cellulare ed un laptop su cui i nostri servizi stanno lavorando ed il cui contenuto sarà molto utile tanto a noi quanto agli Stati Uniti.
La prigione di Evin, Cecilia e le altre.
Resta la consapevolezza che per una Cecilia Sala che siamo riusciti a salvare dal terribile Carcere di Evin e dalle sue brutali condizioni di detenzione, ci sono centinaia di donne Iraniane detenute per reati che nessun ordinamento democratico riterrebbe tali. Questa è la “normalità” dell’Iran. Quasi mentre veniva firmato l’atto di scarcerazione di Cecilia Sala infatti, veniva emessa la sentenza alla pena capitale di un’altra giovane donna, la curdo-iraniana Pakhshan Azizi, colpevole di “Ribellione” al regime degli Ayatollah. Sebbene il suo avvocato avesse chiesto un appello, questo è stato rifiutato e la condanna confermata. Con la solita brutalità dell’Iran della Rivoluzione Islamica, saremo costretti presto ad assistere al triste spettacolo dell’ennesima donna appesa per il collo ad una gru sulla pubblica piazza.
La Pena di Morte in Iran.
Sempre secondo le Nazioni Unite, ad oggi, solo nel 2024 in Iran sono state “giustiziate” 901 persone, la quasi totalità delle quali con accuse risibili analoghe a quelle mosse a Pakhshan Azizi. Ma con straordinaria ipocrisia le stesse Nazioni Unite hanno stabilito che l’Iran sia a capo della Commissione che si occupa di garantire i diritti umani nel mondo. Ci si domanda come le risoluzioni emmesse da questa commissione, e da altre partecipate da stati antidemocratici, possano essere considerate rispettabili. Sic Transit Gloria Mundi.