La Groenlandia è un territorio molto particolare. Si trova più vicino al continente nordamericano che all’Europa, eppure ricade sotto la Corona Danese, sebbene recentemente (2009) abbia ottenuto una sostanziale autonomia. E’ una delle zone più scarsamente popolate al modo. Il suo vastissimo territorio è abitato appena da 60.000 persone. Oltre ad essere assai lontano dall’Europa è posizionato estremamente a Nord, eppure gli antichi navigatori la chiamarono Terra Verde. Sebbene il Polo Nord non abbia in sua corrispondenza un territorio come è, invece, per l’Antartide, la Groenlandia è quanto di più simile ad un territorio polare. E per questo è rimasta sostanzialmente incontaminata.
Il Sottosuolo.
Proprio perché il territorio è così ostile ed aspro, non è stato mai sfruttato in maniera sistematica ma , oggi le contese economiche e strategiche tra Usa e Cina lo pongono al centro di una specie di corsa al suo sfruttamento. Secondo l’Osservatorio Artico, Le riserve di terre rare stimate vanno da 1,5 milioni (USGS, 2020) ai 38,5 milioni di tonnellate del report 2015 del Center for Minerals and Materials (MiMa). Cioè dal settimo al secondo posto nella classifica mondiale. Attualmente in Groenlandia vi sono una manciata di compagnie minerarie dedicate ai REE
Gli Attori
Dicevamo quindi che la ricchezza del territorio ha attirato già da anni le attenzioni di diverse realtà internazionali, e la Groenlandia ha visto di buon grado la possibilità di fare business sulle sue risorse. Purtroppo però i drastici cambiamenti geopolitici a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi stanno modificando il livello di interesse ed il valore strategico di quel territorio.
Usa, Cina, Australia, Repubblica Ceca, Canada, hanno investito da anni in importanti stabilimenti di estrazione ma qualcuno, tra questi, ritiene che la Groenlandia rappresenti un interesse in più oltre a quello minerario.
La Cina.
La Cina non è solo il più grande ed importante raffinatore di terre rare ma ha da tempo intrapreso un percorso di autonomia che lo porterà, velocemente, ad avere una propria catena di produzione dei microprocessori. Inoltre la Cina sta sviluppando una seconda via della Seta che ha nelle rotte artiche il suo fulcro commerciale. Proprio perché questa nuova Silk Road sia da supporto logistico a tutte le infrastrutture strategiche che la Cina ha sparse nel mondo la Groenlandia diventa uno scalo imprescindibile.
E’ da anni che la Cina ha deciso di ampliare la sua presenza sull’Isola principalmente a tutela della rotta transpolare artica, l’unica che sia completamente esterna alle acque territoriali del Canada e della Russia. Ciò significherebbe, per gli Stati Uniti, avere un ingombrante presenza Cinese esattamente in quello che l’America considera il più importante territorio cuscinetto tra l’est e le sue città della costa Orientale, prima tra tutte la stessa Washington.
Gli Stati Uniti.
Cominciamo col dire che la dichiarazione di Trump di aumentare la presenza americana in Groenlandia non è qualcosa che esce ora, dal nulla. Gli Stati Uniti hanno già, sull’isola, tre basi. Thule, la più settentrionale, a 900 km a nord del Circolo Polare Artico, gestita dall’USAAF, dove vengono mantenuti i radar ed i dispositivi di intercettazione balistica che proteggono il Nordest del continente americano.
A Kangerlussuak, dove c’è una base della Guardia Nazionale ed a Raven Camp, dove la ANG di New York ha una pista d’atterraggio. A Giugno del 2019 il Dipartimento di Stato statunitense e il Ministero delle Risorse Minerarie e del Lavoro della Groenlandia hanno siglato un Memorandum Of Understanding per una indagine congiunta di prospezione geologica aerea nel sud dell’isola al fine di aumentare gli investimenti americani nell’esplorazione mineraria.
Viste le buone prospettive e la buona disponibilità dell’allora Ministro del Lavoro Erik Jensen, Trump fa riaprire un consolato americano a Nuuk e lancia una prima proposta di acquisto dell’Intera isola che crea un piccolo incidente diplomatico successivamente sanato da Blinken. Allora l’amministrazione ripiega sull’idea di ampliare la base aerea di Thule. Iniziativa bloccata solo dal fatto che la gara per l’assegnazione dei lavori andò deserta.
La contesa USA-Cina
Nel 2020 i ministri degli esteri del Nordic Council of Ministers composto dai ministri di Danimarca, Isole Faroe, Norvegia, Svezia, Finlandia e delle provincie autonome di Groenlandia e Åland, e il dicastero degli esteri islandese hanno commissionato a Björn Bjarnason, politico islandese di vecchio rango, un rapporto sulla politica estera e di sicurezza nordica. Bjarnason in sintonia con le dichiarazioni di Jens Stoltenberg del 2019 mette in guardia gli stati nordici dalle “attenzioni” sempre più marcate della Cina nei confronti dell’Artico e, specialmente, della Groenlandia.
Gli USA hanno quindi la necessità prioritaria di mantenere la Cina quanto più possibile fuori dalla Groenlandia. Sia per garantirsi la precedenza, se non l’esclusiva, nell’estrazione delle REE, sia per motivi di strategia militare, visto il costante connubio tra Commerciale e militare che la Cina impone alle sue basi sparse nel mondo. Ecco perché, il neoeletto presidente Trump, nelle sue solite modalità “senza filtri”, ha fatto capire come il dossier Groenlandia sia velocemente diventato prioritario negli interessi nazionali americani.