Gli anni dell’Anarchia
Gli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento possono essere definiti, a ragione, gli anni dell’Anarchia. In tutte le nazioni europee e negli Stati Uniti il movimento Anarchico si diffuse potentemente sulle ali del neonato Movimento Operaio portabandiera del ceto Proletario figlio, a sua volta, della Rivoluzione Industriale.
L’Italia si distinse come una delle terre più prolifiche di esponenti importanti del Movimento Anarchico e, molti di questi, trovarono la loro arena negli Stati Uniti dove l’Industrializzazione aveva già attirato enormi masse di immigrati dai paesi europei più poveri. E l’Italia era tra questi. Messi al confino o esiliati molti anarchici italiani decisero di emigrare verso gli USA e lì furono spesso riferimento per le comunità italiane.
Più o meno tutti conosciamo la storia di Sacco e Vanzetti, ma pochi conoscono le figure di Luigi Galleani ed Andrea Salsedo.
Luigi Galleani ed il Confino a Pantelleria.
Luigi Galleani era già un anarchico “maturo” quando fu mandato al confino nell’Isola di Pantelleria dove divenne figura di riferimento per un giovane ragazzino pantesco, Andrea Salsedo. Il giovanetto di appena dodici anni si entusiasmò delle teorie anarchiche e prese Luigi Galleani come mentore. Grazie al contributo della famiglia Valenza, in Contrada Velcimursà i due fondarono una straordinaria “Scuola Popolare” con lo scopo di trarre fuori dall’analfabetismo ed educare i giovani (e non solo) panteschi. Poco dopo la fondazione del Circolo Galleani lasciò l’isola alla volta degli Stati Uniti ed affidò la scuola all’ormai cresciuto Andrea.
Andrea Salsedo e gli Stati Uniti
Nel 1906 i tempi erano maturi affinchè il giovane Andrea Salsedo, esaurito il compito della Scuola Popolare, rivolgesse la sua attenzione verso gli Stati Uniti dove, appena approdato, ritrovò il suo vecchio maestro Galleani. Lì il movimento non era rimasto con le mani in mano ed anzi era diventato un punto di riferimento per gli emigrati italiani tra Massachussets e Vermont. Galleani aveva fondato ed era direttore di una rivista molto importante per i nostri proletari, “Cronaca Sovversiva”. La rivista non trattava solo di politica ed anarchia ma, pubblicata quasi interamente in italiano, riusciva a diffondere informazione e cultura in una comunità ancora scarsamente scolarizzata. Su Cronaca sovversiva cominciò a scrivere anche Andrea Salsedo
Il Movimento anarchico ed il non interventismo.
All’approssimarsi delle nubi di guerra in Europa ed alla possibilità che gli Stati Uniti entrassero nel conflitto il Movimento Anarchico si schierò apertamente per il non interventismo. Quasi tutti i suoi rappresentanti più importanti si rifugiarono dunque oltre il Rio Bravo. Tra questi Sacco, Vanzetti, Galleani e Salsedo.
L’arresto e la morte
La emanazione dell’Espionnage Act del 1917 portò alla chiusura di Cronaca Sovversiva, sulla quale Sacco e Vanzetti e gli altri redattori del gruppo avevano già scritto diversi articoli finché le indagini sugli anarchici non condussero all’arresto di Andrea Salsedo e di Roberto Elia. Era il 25 febbraio 1920 e riuscirono ad arrestare i due per interrogarli su alcuni opuscoli sovversivi dal titolo Il piano e le parole. Salsedo cui fu negata la possibilità di telefonare al proprio legale fu trattenuto e sottoposto a pressanti interrogatori, nei quali fu sottoposto a metodi brutali. Il 3 maggio 1920 morì precipitando dal quattordicesimo piano del Park Row Building, dove erano siti i locali del Federal Bureau of Investigation. L’FBI dichiarò che Salsedo si era suicidato e il Dipartimento di Giustizia e la polizia di New York negarono con fermezza ogni responsabilità nella sua morte.
La memoria
Nella sua commedia Morte accidentale di un Anarchico che raccontava del caso Pinelli caduto da una finestra della questura di Milano, a causa della vicinanza temporale con i fatti e per evitare rischi, Dario Fò utilizzò il nome di Salsedo per il protagonista, mentre un altro commovente ricordo lo troviamo nelle reiterate menzioni dell’anarchico Pantesco nel film Sacco e Vanzetti del 1971 diretto da Giuliano Montaldo con gli straordinari Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla.