Giornalista e redattrice della storica rivista Micromega. Esponente di primo piano del femminismo italiano. Federica d’Alessio nega risolutamente le atrocità a sfondo sessuale subite dalle donne israeliane il 7 Ottobre da parte dei Gazawi. E lo fa dalle pagine dei suoi social media sotto le quali centinaia di commenti, sia di uomini che di donne si uniscono al coro. Un coro che è lo scopo delle sue esternazioni, violente quanto le atrocità che vogliono negare.
In certi momenti la veemenza con la quale si scaglia contro le donne israeliane ricorda le argomentazioni del peggiore Faurisson che negava l’esistenza delle camere a gas nei lager nazisti esattamente come lei nega gli stupri, le mutilazioni, le violenze reiterate anche durante il periodo di prigionia che le donne israeliane hanno subito dal 7 Ottobre del 2023.
Il rischio è di trasformare Micromega e le pagine social su cui scrive in una moderna versione del “Journal of Historical Review”, la testata negazionista per eccellenza, sulla quale hanno scritto i peggiori giustificazionisti del XX secolo. Già perché è proprio il giustificazionismo il fine ultimo della D’Alessio. Ma ci torneremo.
Intanto su Facebook, su X e su ogni piattaforma a lei congeniale continua, sulle orme del citato Faurisson, a negare ciò che è stato sotto gli occhi di centinaia di testimoni, che hanno trovato e compianto i corpi mutilati, anche di ragazze giovanissime. Ma lei, imperterrita insiste, accusando le stesse donne israeliane di connivenza con il governo israeliano. Arriva persino al punto di negare la veridicità dei filmati messi in rete dai terroristi di Hamas, evidentemente diffusi dalla tentacolare longa manus del complotto giudaico. Oh, no, bisogna dire sionista. Loro non sono antisemiti.
E così la sua invettiva raggiunge i picchi del celebre D. Irving che arriva a chiedere agli ebrei di provare l’esistenza delle camere a gas. La cosa già scandalosa di per sé, lo è ancora di più perché arriva da una donna nei confronti di altre donne che, sempre secondo la D’Alessio, dovrebbero fornire loro stesse le prove delle violenze subite visto che sono Israeliane e quindi provocatrici della violenza bestiale del 7 ottobre. In un cortocircuito perverso che riposiziona di nuovo le donne come “provocatrici” e quindi rendendole almeno corree delle atrocità subite.
Ma come dimostrano i commenti irripetibili sotto i suoi post, oggi avremmo bisogno di una nuova D.E. Lipstadt che, col suo celebre “Denying the Holocaust” smascherò Irving ed il suo Riduzionismo. Riduzionismo delle responsabilità , in questo caso dei gazawi. Una forma di ridimensionamento della consapevolezza di aver appoggiato politicamente dei gruppi armati che si autodefiniscono “di resistenza” palestinese ma che in maniera straordinariamente evidente si basano su una cultura maschilista, patriarcale, misogina, sessuofobica ed omofobica, che non potrà mai portare a nessuna pace.
Ma l’appunto peggiore è quello di aver ripercorso all’indietro la strada dell’emancipazione femminile negando l’uso dello stupro come arma di guerra ai danni delle donne israeliane accusando, ovviamente, Israele di compiere quei crimini che i miliziani di Hamas hanno felicemente festeggiato sui loro profili il 7 Ottobre. Israele che ha perseguito, sanzionato e condannato i suoi militari ogni qual volta il sospetto di un abuso sessuale ha avuto riscontro.
Spero la D’Alessio trovi il tempo di contattare l’ambasciata israeliana per guardare i tre quarti d’ora di girato di Hamas mostrati ai giornalisti internazionali o, meglio, di visionare i 2 terabyte di girato complessivo scaricato da internet o direttamente dalle bodycams dei terroristi e magari, alla fine, di chiedere scusa alle donne israeliane, a tutte, non una di meno.