In questi giorni siamo tutti in ansia per il rischio, o l’aspettativa, che la crisi di Gaza abbia un secondo sviluppo al confine nord di Israele.
Dopo l’annuncio israeliano che lo Stato Ebraico non ha più intenzione di tollerare gli attacchi che la milizia sciita di Hizbullah sta portando in Alta Galilea dal 8 ottobre e che sono costati decine di morti, anche civili, e 120.000 sfollati, il leader del Partito di Dio, Nasrallah, in un lungo e litaniante comunicato ha affermato che i suoi soldati possono colpire Israele ovunque.
Nasrallah ha riaffermato che la milizia ai suoi ordini o, per meglio dire, il suo esercito al soldo dell’Iran, è forte di oltre 120.000 uomini, è dotato di armi pesanti di ultima generazione, droni suicidi, sia aerei che navali, UAV ed una artiglieria in grado di colpire qualsiasi obbiettivo sul territorio israeliano.
Purtroppo Nasrallah non mente. Il rischio di una seconda guerra simmetrica, dopo quella russo-ucraina, è quanto mai realistico. Sebbene l’inviato USA, Amos Hochstein abbia chiaramente spiegato allo speaker del Parlamento Libanese, Nabih Berri, che gli Stati Uniti sosterrebbero Israele in un eventuale conflitto contro Hizbullah, le probabilità che il conflitto si scateni sono quanto mai alte.
L’unico modo per evitarlo sarebbe che Hizbullah interrompesse gli attacchi prima che Israele finalizzi la conquista del sud di Gaza. Cosa che ogni libanese di buon senso, in questo momento, si sta augurando. Ma il buon senso, tra le file dei proxies iraniani, deve lasciare il posto alle richieste della guida Suprema.
È notizia di oggi che Biden abbia tranquillizzato Zelenski su come l’Ucraina sia al primo posto nella fornitura di munizioni per le batterie “Patriot”. È altrettanto notizia di oggi che l’Ucraina ha colpito obbiettivi militari di rilievo su territorio russo. Ancora una volta la guerra di Putin sta prendendo una piega che non aiuta il prestigio del leader del Cremlino. Come accadde tra luglio e settembre 2022.
Ancora una volta la Russia ha bisogno di una operazione di distrazione dell’apparato militare americano. Per arrivare a questo non può usare le VRF, e non può usare più la Wagner. Ha dunque bisogno di un alleato che ne condivida gli scopi. Da mesi l’Iran rifornisce la federazione russa di munizioni, sistemi d’arma e droni, un alleato decisamente fedele. E l’Iran ha a disposizione milizie potenti obbligate ad obbedire ai suoi ordini. Anche quando, come nel caso di Hamas, questo significa il totale sacrificio dell’intero comparto militare.
Ora è, probabilmente, il turno di Hizbullah. Sebbene la milizia sciita sia molto più numerosa ed equipaggiata di Hamas. Sebbene i suoi effettivi siano dislocati su ben 3 stati differenti (Libano, Siria, Iraq), due dei quali direttamente confinanti con Israele, il fulcro della forza politica di Hizbullah risiede nel parlamento libanese. Ed il Libano sta dando fortissimi segnali di non gradire le iniziative militari del Partito di Dio. Una guerra simmetrica contro Israele provocherebbe il completo collasso del Libano e rischierebbe di interessare direttamente Damasco.
Dunque una strategia di distrazione delle energie belliche americane potrebbe sicuramente avere successo, ma necessiterebbe di una durata prolungata, affinché Putin possa raccoglierne i frutti in Ucraina.
Al contrario, né Israele condurrebbe una operazione simile a quella di Gaza, né lo farebbe più da solo. Un intervento contro il Libano avrebbe, come primi obbiettivi, la distruzione a terra di tutti i contingenti di Hizbullah in Iraq e Siria meridionale. Seguita a stretto giro, dall’annichilimento dei mezzi di superficie libanesi e delle intere brigate meccanizzate di Hizbullah. Non solo. Ancora una volta le poche infrastrutture strategiche del paese dei cedri verrebbero distrutte riportando, di nuovo, il Libano alla miseria più nera.
Molte forze politiche libanesi stanno mettendo in guardia Hizbullah dallo scatenare un nuovo conflitto. Il Libano non ne ha proprio bisogno. Ma Hizbollah deve obbedire alla Guida Suprema. E la guida Suprema ha bisogno di garantirsi un alleato come la Russia, molto più importante rispetto al sacrificabile Libano. In ballo c’è il secondo corridoio terrestre della Via della Seta cinese che passerà per l’Iran, l’Iraq, il Libano (se sopravvive) o la Siria grazie ai buoni uffici russi.