Come dimostrano le ultime nomine governative. Al vertice della difesa va un economista. Le prime linee di Mosca credono solo al linguaggio della forza
Vladimir Putin e lo stato profondo della Federazione Russa si preparano ad un lungo conflitto con l’Occidente. È questo il senso politico delle nuove nomine governative.
Due le più importanti: quella del potente Nikolai Patrushev come assistente del presidente e la sostituzione al ministero della difesa di Sergej Shoigu con il navigato economista ed esperto di finanza Andrey Belousov.
La prima evidenzia la veridicità dell’opinione comune per cui sia la presenza di Patrushev a rendere importante un ruolo e non il contrario. La sua figura è da molti considerata al pari (c’è chi osa dire addirittura al di sopra) di quella di Vladimir Putin per potere decisionale ed equilibrio tra le cosiddette torri del Cremlino.
Patrushev è stato un esponente di spicco del Kgb
Patrushev è stato un esponente di spicco del Kgb, storicamente capace di unire anime e visioni politiche differenti. Al giorno d’oggi, è ancora imprescindibile per la stabilità istituzionale della Federazione Russa.
Non è dato sapere quanto siano realmente amichevoli i suoi rapporti con Vladimir Putin, tuttavia è evidente che lo Zar non possa relegarlo ad una figura minore nel quadro politico nazionale, fosse pure la sua intenzione. L’influenza di Patrushev sul Cremlino tuttavia non ne modifica l’approccio verso le crisi esterne, piuttosto aumenta la pressione per la conduzione di campagne militari aggressive nel panorama internazionale.
Sul dossier ucraino la durezza mostrata dal nuovo assistente di Putin testimonia la volontà unanime o quasi degli apparati di proseguire la guerra e provocarne l’escalation, senza abdicare al raggiungimento di alcun suo obiettivo strategico.
Questa intenzione è condivisa da Patrushev anche perché il suo ruolo è quello di tutelare la stabilità all’interno della Russia, ovvero un paese totalitario. In quanto tale, bisognoso di provocare e sfruttare le crisi esterne per stabilizzare il potere in patria e rafforzare la presa del regime sulla popolazione.
L’economista Belousov dovrà traghettare strutturalmente la Russia verso un’economia di guerra
L’altra nomina principale, ovvero quella di Belousov, tiene fede a quanto espresso e conferma la volontà del Cremlino di concentrarsi sul proseguimento del conflitto in Ucraina e del confronto con l’Occidente. Stimato economista, il compito di Belousov sarà quello di traghettare strutturalmente il paese verso un’economia di guerra che metta al centro della gestione delle finanze gli approvvigionamenti e la produzione di armamenti.
Belousov è ritenuto l’uomo maggiormente capace di gestire e programmare la spesa militare sottraendo le finanze agli altri comparti dell’economia, ruolo per cui ha dichiarato di essere pronto anche a dare la propria vita.
Dinanzi a questo scenario Nato ed Ue devono preparare delle contromosse, basate su deterrenza e determinazione.
In primis, è necessario che dimostrino la capacità di tenere il passo dell’avversario, programmando gestione di economia e strategia politica verso la Federazione Russa nell’ottica di uno scontro a lungo termine. Illudersi che al Cremlino possano optare per la conduzione di trattative senza aver subito prima una sconfitta sul campo, provocata tramite supporto indiretto all’Ucraina o se non bastasse un confronto diretto con le forze armate russe, sarebbe inutile.
Anche in ragione di ciò, è sin dal principio fondamentale far comprendere alla Russia l’inutilità strategica della scelta sita dietro al rimpasto di governo e l’adozione di un’economia di guerra. È doveroso ricordare che i vertici politici a Mosca comprendano solo il linguaggio della forza.
Non a caso, dinanzi alle titubanze occidentali ed all’apprensione verso l’eventuale allargamento del conflitto stanno rispondendo con minacce, programmazione delle ostilità a lungo termine e durezza nell’approccio diplomatico.
La scelta più opportuna sarebbe quella di reagire con altrettanta determinazione e prepararsi ad una stagione nuova e complessa delle relazioni con Mosca basata sullo scontro, destinata a durare fino a quando tra fronte occidentale e russo non ne crollerà uno.